Il festival di Sanremo anche per quest'anno è andato, e nelle poche serate in cui sono riuscita a vederlo la canzone di Cristicchi è stata quella che mi è piaciuta di più e che mi ritrovo spesso a canticchiare, anche a mente.
La prima volta che sono morto non me ne sono nemmeno accorto diridiridì diridiridà...
Si è vero forse il tema non è dei più allegri, persino Cristicchi aveva un cornetto rosso in mano mentre la cantava! Tuttavia, gesti scaramantici a parte, mai come negli ultimi due mesi mi sono resa conto di come la gente organizza funerali con la stessa facilità e la stessa parsimonia e precisione nei dettagli di quando organizza matrimoni. Solo lo stato d'animo è diverso.
E a questo proposito mi viene da pensare alla sera in cui Nonno Nino, ovvero papà, si era aggravato ed io ero distrutta per le parole del cardiologo il quale con molta flemma mi aveva detto che mio padre aveva il 50% di probabilità di morte.... In quel preciso momento mi sono sentita sprofondare e quando sono uscita dal reparto l'unica cosa che avrei voluto era un abbraccio o una parola di conforto. Invece la prima cosa che mi sono sentita dire da una parente che era venuta per recuperare notizie è stato: "Ma un vestito nuovo tuo padre ce l'ha? E le scarpe?"
LE SCARPE NUOVE???? UN VESTITO???? Ma che cavolo sta dicendo questa????? Mio padre è ancora vivo nonostante tutto e già la gente pensa a preparargli il funerale?
Di tutte le persone che ho conosciuto durante il nostro andare e venire dall'ospedale, quella che ricordo con simpatia (ora posso dirlo, anche se i primi tempi era pesante da stare a sentire) è stata la moglie di un signore vicino di letto di papà al reparto di rianimazione.
Passava tutto il tempo a dire: " Ahhh, mio marito! Mio mariiiitoooo! Ahhh, marito mio!"
Chiaramente essendo "nuovi" dell'ambiente sia io che mio fratello ci guardavamo negli occhi e pensavamo "poverina! Il marito sarà in fin di vita ".
" In questo posto posto ne entra uno vivo e ne escono due morti! Ma io sono pronta per ogni evenienza: il vestito l'ho preparato, le scarpe e la camicia nuova le ho comprate, i fiori prenotati... manca pi iddu! A chi pari mortu a chi s'arripigghia! Mio mariiito, Ahhh il mio povero marito!".
POVERO SI! Mi veniva da pensare. Solo che più passavano i giorni più mi rendevo conto di come lo sconforto prendeva in realtà tutti quanti anche perché le notizie che si ricevevano non erano mai positive... E ognuno chiaramente reagiva in maniera diversa. Chi con rassegnazione, chi, come la signora, pensando a come organizzare il funerale del povero ricoverato, chi come me, rifiutando l'idea che papà non dovesse farcela. Anzi, mentre gli parlavo, anche se lui non poteva sentirmi, lo esortavo a reagire perché si doveva svegliare prima possibile e tornare a casa con noi.
39 giorni dopo il suo ricovero mio padre è stato dimesso. Dimagrito parecchio, con un passo ancora incerto visto la lunga permanenza a letto, ha varcato l'uscita del reparto di terapia intensiva respiratoria con le sue gambe e un sorriso pieno di gratitudine verso i medici e gli infermieri che nelle ultime due settimane lo avevano assistito.
Questo brutta esperienza credo che mi accompagnerà per un pò di tempo. E' stata troppo forte, e dolorosa per essere rimossa con facilità. E non nascondo che ancora la notte mi sveglio con l'ansia di ricevere qualche brutta telefonata...La freddezza dell'ambiente ospedaliero, che invece di incoraggiarti ti demoralizza sempre di più, il dolore per le condizioni di salute di papà e il dispiacere di sapere che alcune delle persone ricoverate nei reparti in cui è stato non ce l'hanno fatta mi hanno sicuramente lasciato piccole ma profonde cicatrici nell'anima.
Papà piano piano si va riprendendo, grazie anche e soprattutto alla sua grande forza di volontà di superare tutto, ma certo la cosa sarà piuttosto lunga. E per una persona attiva come lui non sarà certo facile accettare le limitazioni che comporta il suo attuale stato di salute.
I medici che lo hanno seguito hanno parlato di ripresa sorprendente, a me invece piace usare la parola Miracolo. Perché per me di questo si è trattato. E ancora oggi non smetto di ringraziare Dio per avercelo restituito e avergli dato una seconda occasione di vivere.
La prima volta che sono morto non me ne sono nemmeno accorto diridiridì diridiridà...
Si è vero forse il tema non è dei più allegri, persino Cristicchi aveva un cornetto rosso in mano mentre la cantava! Tuttavia, gesti scaramantici a parte, mai come negli ultimi due mesi mi sono resa conto di come la gente organizza funerali con la stessa facilità e la stessa parsimonia e precisione nei dettagli di quando organizza matrimoni. Solo lo stato d'animo è diverso.
E a questo proposito mi viene da pensare alla sera in cui Nonno Nino, ovvero papà, si era aggravato ed io ero distrutta per le parole del cardiologo il quale con molta flemma mi aveva detto che mio padre aveva il 50% di probabilità di morte.... In quel preciso momento mi sono sentita sprofondare e quando sono uscita dal reparto l'unica cosa che avrei voluto era un abbraccio o una parola di conforto. Invece la prima cosa che mi sono sentita dire da una parente che era venuta per recuperare notizie è stato: "Ma un vestito nuovo tuo padre ce l'ha? E le scarpe?"
LE SCARPE NUOVE???? UN VESTITO???? Ma che cavolo sta dicendo questa????? Mio padre è ancora vivo nonostante tutto e già la gente pensa a preparargli il funerale?
Di tutte le persone che ho conosciuto durante il nostro andare e venire dall'ospedale, quella che ricordo con simpatia (ora posso dirlo, anche se i primi tempi era pesante da stare a sentire) è stata la moglie di un signore vicino di letto di papà al reparto di rianimazione.
Passava tutto il tempo a dire: " Ahhh, mio marito! Mio mariiiitoooo! Ahhh, marito mio!"
Chiaramente essendo "nuovi" dell'ambiente sia io che mio fratello ci guardavamo negli occhi e pensavamo "poverina! Il marito sarà in fin di vita ".
" In questo posto posto ne entra uno vivo e ne escono due morti! Ma io sono pronta per ogni evenienza: il vestito l'ho preparato, le scarpe e la camicia nuova le ho comprate, i fiori prenotati... manca pi iddu! A chi pari mortu a chi s'arripigghia! Mio mariiito, Ahhh il mio povero marito!".
POVERO SI! Mi veniva da pensare. Solo che più passavano i giorni più mi rendevo conto di come lo sconforto prendeva in realtà tutti quanti anche perché le notizie che si ricevevano non erano mai positive... E ognuno chiaramente reagiva in maniera diversa. Chi con rassegnazione, chi, come la signora, pensando a come organizzare il funerale del povero ricoverato, chi come me, rifiutando l'idea che papà non dovesse farcela. Anzi, mentre gli parlavo, anche se lui non poteva sentirmi, lo esortavo a reagire perché si doveva svegliare prima possibile e tornare a casa con noi.
39 giorni dopo il suo ricovero mio padre è stato dimesso. Dimagrito parecchio, con un passo ancora incerto visto la lunga permanenza a letto, ha varcato l'uscita del reparto di terapia intensiva respiratoria con le sue gambe e un sorriso pieno di gratitudine verso i medici e gli infermieri che nelle ultime due settimane lo avevano assistito.
Questo brutta esperienza credo che mi accompagnerà per un pò di tempo. E' stata troppo forte, e dolorosa per essere rimossa con facilità. E non nascondo che ancora la notte mi sveglio con l'ansia di ricevere qualche brutta telefonata...La freddezza dell'ambiente ospedaliero, che invece di incoraggiarti ti demoralizza sempre di più, il dolore per le condizioni di salute di papà e il dispiacere di sapere che alcune delle persone ricoverate nei reparti in cui è stato non ce l'hanno fatta mi hanno sicuramente lasciato piccole ma profonde cicatrici nell'anima.
Papà piano piano si va riprendendo, grazie anche e soprattutto alla sua grande forza di volontà di superare tutto, ma certo la cosa sarà piuttosto lunga. E per una persona attiva come lui non sarà certo facile accettare le limitazioni che comporta il suo attuale stato di salute.
I medici che lo hanno seguito hanno parlato di ripresa sorprendente, a me invece piace usare la parola Miracolo. Perché per me di questo si è trattato. E ancora oggi non smetto di ringraziare Dio per avercelo restituito e avergli dato una seconda occasione di vivere.
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